giovedì 26 marzo 2015

Esistono le anime dei morti che ci accompagnano? E gli angeli? E gli spiriti guida?



Qui trovate la mia ragionata, ufficiale e definitiva (per ora e spero ancora per un bel po') risposta a questa domanda.


Si narra che Alejandro Jodorowsky, stimato drammaturgo, scrittore, regista e poeta, di tanto in tanto sospendesse i suoi numerosi impegni di lavoro e si dedicasse ad un'attività apparentemente bizzarra: si recava in un bar e leggeva i tarocchi a chi glielo chiedeva. Lo faceva per ristabilire un contatto con le persone, con i loro problemi quotidiani, con la complessità dell'esistenza.

In modo assolutamente personale (e anche indegno, a dirla tutta), quando sono particolarmente ispirata, mi metto "a disposizione" del popolo di Facebook, al quale orgogliosamente appartengo. Mi permetto di "dire la mia" su alcuni argomenti sui quali ho avuto il tempo e la fortuna di riflettere, sollecitata da qualche post curioso o da qualche persona in vena di scendere più in profondità.

Mi sono pertanto recentemente trovata a parlare delle "anime che si manifestano in sogno", argomento che ciclicamente emerge, poichè tutti, primo o poi, abbiamo sognato una persona morta. A volte, il ricordo di quanto avvenuto in sogno, arriva perfino a turbare la nostra veglia.

Il principio-base che seguo nella mia vita, prima che nel mio lavoro di consulenza psicologica, è questo: se una cosa non Ti fa problema, NON è un problema.

Tuttavia, quando abbiamo sognato qualcuno che non appartiene più al mondo dei vivi, rimaniamo in una strana condizione ... come "sospesi", mentre ci chiediamo il "come mai" di questo strano "contatto". Se le manifestazioni oniriche si ripetono, poi, o se sono accompagnate da sensazioni di forte disagio, possono diventare inquietanti e darci emozioni che si rafforzano nel tempo, tanto da farci addormentare con il timore di ripetere la nostra visione.

Una giovane donna mi raccontò qualche tempo fa, di uno strano episodio. Conosceva un coetaneo, il quale aveva più volte minacciato e alla fine scelto, di togliersi la vita. Lo sognava spesso ed era molto triste, soprattutto per non aver potuto assistere ai funerali che i genitori avevano deciso di fare in forma privatissima. Lei, inoltre, si sentiva tremendamente in colpa per non aver capito, intuito o detto qualcosa per dissuaderlo. Le suggerii di parlare, in sogno o nei suoi pensieri, al suo amico e, se sentiva di doverlo fare, anche di chidergli scusa. Lei riuscì a farlo e il sogno non si ripresentò più.

A questo punto torno alla mia domanda iniziale: esistono le anime dei morti che ci accompagnano? E gli angeli? E gli spiriti guida?   La mia ragionata, ufficiale e definitiva (per ora e spero ancora per un bel po') risposta a questa domanda: francamente, non lo so.

Dal punto di vista psicologico se esistono o no i "fantasmi" (così come altre manifestazioni di ciò che io chiamo, genericamente ma con grande rispetto, "l'Invisibile") ha ben poca rilevanza.

Mi spiego meglio: se anche non esistessero e la persona mi interpella per avere conforto su un sogno ricorrente che magari va ad interferire con la serenità della sua giornata, quel fantasma SICURAMENTE esiste, almeno nella testa di quella persona. E il sognatore dovrà farci i conti.

Ha ben poca importanza dunque, per il mio tipo di lavoro, che esistano davvero le manifestazioni dell'Invisibile o meno. La cosa importante, a mio parere, sono le "impronte" che la realtà, vera o veramente immaginata, lascia nella nostra vita.  Esse possono manifestarsi come un'intuizione che ci folgora mentre siamo sotto la doccia, una frase che ascoltiamo per radio, una pubblicità letta di sfuggita; oppure nella vivedezza di un sogno che ci impone di "chiudere un cerchio" e ci suggerisce di andare oltre.

Ciò che è davvero importante - da chiarire, modificare o serbare nel cuore - per la nostra vita ci viene sempre incontro, non importa quali mezzi usa. Pensate solo alla potenza di una vecchia canzone: se hai un ricordo, un'emozione o un sentimento nascosto da qualche parte, puoi star certo che la musica lo scoverà!

Viviamo in una realtà relativa: relativizzata da noi, dalle nostre strutture sicure, dalla nostra visione del mondo. Concediamoci quanto più spesso possibile, di vederci come davvero siamo e, quando è utile, concediamoci anche di spostare il nostro punto di vista e guardarci per un attimo come la nostra realtà ci guarda. E sognamo, senza timore!


Dott.ssa Maria Grazia Schembri
Psicologa Counselor e Mediatrice di Conflitti
338 1873210 - mg.schembri@famigliando.it


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