martedì 2 ottobre 2018

Tradimento: che fare? Una visione psicologica


A volte, nelle storie che mi vengono consegnate in consulenza di coppia,
emerge con grande prudenza la tematica del "tradimento". Lui per lei, lei per lui...



In una realtà spesso "costruita" dove anche le relazioni d'amore sono classificate come fossero malattie, il tradimento è un palliativo diffuso, praticabile, addirittura "consigliato", ma dagli effetti collaterali difficilmente quantificabili. Il "potere emancipativo del tradimento" di cui parlava Hillman è stato stuprato da "le 10 regole per tradire e non farti beccare" (regolette in pseudo-articoli cercaclik, che appaiono a chiunque frequenti i social). Retrocessione in tempo reale: la Bellezza perde l'integrità, l'Amore il suo potere di allontanare gli Umani dal pensiero della propria finitezza.



Si dice che amore e tradimento, nella vita, non vanno mai di pari passo: se c'è l'uno difficilmente c'è l'altro. Tuttavia questo è vero solo se consideriamo il tradimento un'azione reiterata, deliberata e consapevole, mentre la maggior parte delle volte il tradimento non lo è.



Ai fini di un'analisi psicologica della relazione, infatti, non ha molta importanza "chi ha tradito chi", ma piuttosto cosa si voleva tra-DIRE.

Cosa vuol dire?


Nelle coppie il tradimento può essere letto, in chiave sistemica, come l'estremo tentativo di dire qualcosa che, a parole, non si riesce proprio ad esprimere.


Le parole, nel loro significato antico, ci vengono sempre in aiuto: interessante notare come l'etimo "traditor" che significa, appunto,"consegnare oltre", viene usato dai francesi nel senso di "scoprire" e anche "svelare". A volte le lezioni dell'amore, purtroppo, sono dolorose, ma necessarie scoperte.



Generalmente uno dei due ha scoperto di essere "cresciuto", di aver modificato pensieri e desideri e ora, come in un vecchio paio di scarpe diventato troppo stretto, non si sente più a suo agio, ma fatica a condividere con l'altro questa propria evoluzione personale, temendo giudizi o ritorsioni.


Non sempre, ma spesso, scopriranno, dopo un periodo di consulenza (non facile, ma possibile), che in realtà entrambi sono cresciuti e necessitano "solo" nuove prospettive comuni, che ora, con orizzonti più ampi, possono costruire insieme.

Oppure si lasceranno, ma avendo distillato, in questo "crogiuolo", molte parti di Sè, che ora possono emergere per il proprio futuro.



Da ciò che ho rilevato in questi anni di consulenza, il tradimento si manifesta fondamentalmente in 3 modalità



La prima modalità risponde ad un preciso bisogno. Il classico esempio è l'uomo sposato il quale ritiene di non poter comunicare alla propria moglie le proprie fantasie, giudicandole troppo "spinte". In realtà forse ha provato a chiedere timidamente a questa donna di realizzare qualche sua fantasia, ma per vari motivi queste idee non sono state accolte o peggio, l'uomo è stato deriso o accusato di perversione. E' probabile che l'uomo in questione tenga a ciò che ha costruito con la moglie e non intenda separarsene per qualcosa che, alla fine, reputerà solo un'esigenza fisiologica personale. E' l'uomo (ma capita anche alle donne) che non intende farsi scoprire, perciò sceglie di non lasciarsi coinvolgere emotivamente, per non incappare in inutili complicazioni e preferisce corrispondere un prezzo come farebbe con un qualsiasi professionista. Il suo tradimento non lascia tracce ed è utile solo a mantenere un equilibrio omeostatico familiare. In questo senso e in questa forma, sì, il tradimento serve.



La seconda modalità ha il gravoso incarico di consentire il passaggio ad altro stato, staccandosi velocemente dalla relazione ufficiale in essere. E' la modalità che io chiamo del "traghettatore": si sceglie, più o meno consapevolmente, una persona che sostenga emotivamente il soggetto nel corso della sua transizione fuori dalla coppia. La relazione con la terza persona nasce come clandestina, ma non ha la forza di uscire allo scoperto, perchè la persona "scelta" ha già impegni familiari, di immagine pubblica o complicazioni personali che impediscono un reale impegno alla luce del sole. Spesso la persona che utilizza un traghettatore pensa sinceramente di essersene innamorato/a: la forza di quella passione, seppur complicata, permette di prendere le distanze da una situazione spesso "stagnante" con il proprio partner che solo attraverso l'energia di un nuovo amore, anche se posticcio, si riesce a lasciare andare.



La terza è il tra-dire, una bizzarra etimologia per raccontare ciò che solo attraverso la scoperta di un tradimento ci autorizziamo a dire. Dire-Tra, una modalità comunicativa spesso dolorosa, paradossalmente per entrambi i partner, che tuttavia decidono di "lavorarci sopra". Quest'ultima modalità è la più interessante dal punto di vista psicologico, perchè è l'unica sulla quale, con il consenso di entrambi, è possibile trasformare una situazione apparentemente irrisolvibile in una incredibile risorsa per i partner.

Per una comprensione del tradimento in questi termini, tuttavia è una buona idea rivolgersi ad un professionista, un "terzo neutrale", che aiuti nella gestione del sovraccarico emotivo che, necessariamente, il sapere o l'ammettere un tradimento comporta. 

Maria Grazia Schembri
Dottoressa in Psicologia e Mediatrice Familiare


Di seguito link a Radio Cusano Campus, dove il 5 maggio Annalisa Colavito intervista la dott. Schembri sul tema del tradimento.


Per approfondimenti o un incontro di consulenza singolo o di coppia non esitate a contattare la dott.ssa Maria Grazia Schembri
338 1873210 mg.schembri@famigliando.it

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